Hugo Maradona

Mentre El Pibe de Oro calca i campi da calcio italiani, mettendo in mostra nel nostro paese le sue immensi doti calcistiche, in Argentina il più piccolo dei fratelli sta muovendo i primi passi importanti nel mondo del pallone.

Si chiama Hugo, è nelle giovanili dell’Argentinos Juniors, fa il mondiale Under 16 con la nazionale e poi debutta nella massima serie a 16 anni, 7 mesi ed 1 giorno.

Secondo solo a….Diego.

Nella seconda partita segna ed è inutile dire che fiumi di inchiostro raccontano del possibile erede di Diego già in rampa di lancio.

Del resto, qualche anno prima, lo stesso campione aveva parlato del più piccolo di casa come di un futuro fenomeno.

Chiuderà la stagione con 19 partite ed un gol, non poco per un diciassettenne.

Ad inizio stagione era venuto in Italia per giocare un torneo a Genova e la sua presenza aveva destato molta attenzione, anche più del futuro acquisto del Milan Borghi, suo compagno di squadra.

A campionato chiuso, siamo ad aprile 1987, torna nel nostro paese, prevedendo di rimanerci per un bel po’, ospite dal fratello che sogna di vederlo giocare nel campionato italiano.

Ne parla con il presidente Ferlaino, si dice che addirittura metta l’ingaggio di Hugo come motivo dirimente della sua permanenza a Napoli.

Fatto sta che il manager di Diego, Guillermo Coppola, parte per l’Argentina e tratta con la squadra del giovane Maradona la cessione per 300000 dollari.

Per il giocatore, contratto biennale da 100 milioni l’anno.

El Pibe de Oro è accontentato, ma sorge un problema.

Ferlaino ha comprato l’attaccante brasiliano Careca per quattro miliardi di lire e siamo in un periodo in cui le società italiane possono ingaggiare al massimo due stranieri.

Si mette in moto Luciano Moggi, che cerca una squadra che possa ospitare Hugo e farlo crescere, in attesa magari dell’inserimento di un terzo posto.

Si rivolge al Pescara, proponendo uno scambio con Rocco Pagano, ma mister Galeone ha in mente solo lo slavo Sliskovic ed il brasiliano Junior, che saranno tra i principali artefici della salvezza degli abruzzesi.

Altri no arrivano da Avellino (Diego attaccherà l’allenatore Vinicio per aver espresso pareri senza aver mai visto giocare Hugo), Cesena, Como, Empoli e Pisa.

Accade poi che l’Ascoli s’interessi a due calciatori del Napoli (il difensore Antonio Carannante ed il centrocampista Costanzo Celestini) e Moggi decide di intavolare una trattativa, a suo modo.

Va bene il prestito dei due giocatori, ma solo se c’è la possibilità di inserire anche Hugo.

Affare fatto il 18 agosto, con premio valorizzazione al club bianconero per ogni partita giocata dal giovane argentino.

Il presidente Costantino Rozzi fiuta l’affare, più che in termini tecnici, dal punto di vista dell’immagine.

E non sbaglia, perché i media sono attratti dalle gesta del fratello di Diego.

Nelle prime due partite di Coppa Italia, contro Catania e Reggiana, il mister Ilario Castagner lo mette dal primo minuto, facendolo giocare in entrambe le occasioni per 45 minuti.

Il 13 settembre c’è il debutto in serie A contro la Roma ed una settimana dopo la partita di una vita, quella contro il fratello al San Paolo.

Con Diego ed il fratello Raul giocherà con la maglia del Granada in dicembre, un’amichevole contro il Malmoe.

Un evento particolare frutto dell’ingaggio da parte degli spagnoli di Raul, su richiesta del Pibe de Oro, che aveva promesso in cambio di giocare un match con gli iberici.

Da sinistra: Raul, Hugo e Diego

Un’esperienza che i tre vivranno ancora per una partita tra una selezione argentina e la Ternana nel maggio 1989.

Il primo (ed unico) campionato italiano per il diciottenne Hugo Maradona sarà avaro di soddisfazioni personali.

13 le partite in campionato, 7 in Coppa Italia, nessun gol messo a segno.

Castagner racconterà che più di una volta Diego lo era andato a trovare per chiedergli del fratello.

Torna a Napoli, ma solo per ripartire, questa volta verso la Spagna, al Rayo Vallecano.

Nella prima stagione trova la squadra in seconda divisione e con 35 partite e sei gol dà il suo contributo alla promozione nella Liga.

Il campionato successivo per il Rayo è difficilissimo e c’è l’immediato ritorno tra i cadetti, che Hugo non vive perché nel frattempo (siamo nel gennaio 1990) si è trasferito in Venezuela, al Deportivo Italia.

Sei mesi e poi il ritorno in Europa, con gli austriaci del Rapid Vienna.

Anche qui vive un’esperienza a metà, perché nel mercato di riparazione va in Uruguay, al Progreso.

Nell’estate 1991 parte per il Giappone, dove troverà la giusta gloria vestendo le maglie di diverse squadre, fino al ritiro nel gennaio 1999.

Oggi Hugo vive a Napoli, dove ha una scuola calcio e allena una squadra di terza categoria.

Del fratello ricorda l’ultima telefonata, tre giorni prima della sua morte, con Diego che gli chiedeva di alcune partite che non aveva potuto vedere.

Gli aveva detto di stare meglio e che il prima possibile sarebbe venuto in Italia.

Purtroppo, non ha fatto in tempo a rivedere Napoli, a salutare un popolo che ancora oggi lo ama come quando in campo portava gli azzurri ai vertici del calcio italiano.